Coppie di fatto e “stepchild adoption” Tra evidenze scientifiche e sgambetti linguistci
Partiamo dai fatti: i figli di genitori omosessuali hanno un’incidenza di disagi psicologici pari ai figli di genitori eterosessuali (basta visitare il sito dell’Ordine Nazionale degli Psicologi). Ma è la lingua che contribuisce a definire una cultura.
1. Malinteso intenzionale. “Stepchild adoption” (che tradotto significa “adozione del figliastro”, argomento che riguarda coppie etero e omo), è un’espressione che è stata impropriamente divulgata come “utero in affitto”. L’unico risultato (e scopo) è generare una con-fusione riducendo così la possibilità di comprensione e scelta critica.
2. Tradimento legittimato riservato. Si ricalca la distinzione fra matrimonio (=fedeltà?) e coppie di fatto. Inoltre, si rafforza lo stereotipo della “tipica promiscuità degli omosessuali” (ma l’infedeltà prescinde dall’orientamento!).
3. Diritto naturale di essere un genitore inadeguato. Come dire: poichè il figlio è mio, non devo sottopormi a nessuna valutazione delle capacità genitoriali, e l’errore anche grosso mi è concesso. Se adotto, devo affrontare una via interminabile per determinare se le capacità genitoriali le ho.
Posto che ogni genitore è anzitutto un essere umano, e quindi fallibile, non può essere perfetto a priori. Ma nemmeno pessimo a priori. Forse queste riflessioni non portano l’ago della bilancia dove spererei, ma come diceva Nanni Moretti “le parole sono importanti!”.
© Articolo pubblicato su “la Vipera” – N.1/marzo 2016 – Speciale inserto
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